Corfinio, 3 Agosto 2025 – Si è svolta oggi la rievocazione storica degli eventi della Lega Italica, che diede filo da torcere ai Romani nella Guerra Sociale (91-89 a.C.). Corfinio, nell’odierno Abruzzo, è la città che per prima inventò l’Italia. Riuniti in una lega, i popoli appenninici tentarono di opporsi alla crescente egemonia romana e fecero sorgere la loro capitale proprio a Corfinium, fortificandola e ribattezzandola Italica. Nel cuore dell’odierno Abruzzo venne coniato il nome che sarebbe diventato quello dell’intera nazione. La mano vendicatrice dei Romani non si fece però attendere: la Lega fu sconfitta e la città, rasa al suolo, tornerà a chiamarsi Corfinium, toponimo che, da quei lontani eventi, è giunto fino a noi. L’assassinio del tribuno Livio Druso nell’autunno del 91 a.C. e l’approvazione della lex Varia rappresentarono per gli alleati italici la goccia che fece traboccare il vaso. Già dalla primavera di quell’anno arrivavano segnali inquietanti dalla Marsica e dalla valle dell’Aterno, con centri sulle colonie di Carseoli e Alba Fucens. I Marsi, i Peligni, i Vestini e gli altri popoli appenninici erano in fermento e sull’orlo della ribellione. Le ragioni profonde di queste agitazioni vanno cercate nei mutamenti economico-sociali della storia romana post-annibalica. Spina dorsale dell’esercito romano e fonte importante delle finanze statali, i socii – gli alleati italici – avevano capito che la potenza di Roma non avrebbe incontrato alcun ostacolo, ma era nell’aria un cambiamento di mentalità: queste genti rimanevano ancora escluse dai comizi legislativi ed elettorali di Roma, non ancora completamente inglobate nello Stato romano.
La rivolta scoppiò ad Asculum (Ascoli Piceno) con il massacro di tutti i cittadini romani presenti in città. Era il punto di non ritorno. Ciò che non avevano potuto né i Sanniti, né Annibale, ossia unire le i popoli dell’Itali centrale in una forza compatta, riuscì invece alle sorde élites della Repubblica romana. Dopo il massacro di Asculum, il fronte di guerra si estese rapidamente a tutta l’area appenninica centro-meridionale. I ribelli si divisero in due tronconi, marsici e sannitici e avviarono una vera e propria guerriglia diretta non solo contro gli eserciti romani, ma anche contro le città rimaste fedeli a Roma. Iniziava così quella che è stata chiamata da alcuni Guerra marsica, dal popolo montanaro il cui valore in guerra aveva generato la leggenda secondo cui non vi erano stati trionfi romani né contro di loro, né senza di loro. Due erano i comandanti supremi, alla testa dei rispettivi settori, Quinto Pompedio Silone per l’area marsica e Papio (o Aponio) Mutilo per quella sannitica, che furono da subito tra le anime della Lega. In realtà tutto il mondo appenninico prendeva le armi quasi al completo e per questo oggi si parla di Guerra sociale, mossa dai socii italici contro Roma.
Per Roma la situazione apparve subito difficilissima: doveva affrontare un organismo in parte modellato sul suo, soprattutto nell’apparato militare e nelle istituzioni. Le ostilità videro prevalere inizialmente gli insorti: “Ecco Ocricoli, ecco Grumento, ecco Fiesole, ecco Carseoli, Aesernia, Nuceria, Picenzia devastate dalle stragi, dal ferro e dal fuoco”, riporta lo storico Floro. Dopo un solo anno Roma era giunta al limite ed era ormai prossima al collasso, perciò pensò bene di dividere i ribelli: concese la cittadinanza romana a tutti i socii rimasti fedeli e a quelli che avessero deposto le armi immediatamente. Le divisioni, le diserzioni e le sconfitte subite dai ribelli grazie alle manovre di Mario e Silla costrinsero gli insorti ad abbandonare Corfinium-Italica, spostando via via la sede del Consiglio federale prima ad Aesernia, (Isernia), di cui si erano impadroniti da tempo, poi a Bovianum (Boiano). A prendere il comando dei superstiti rimase Pompedio Silone. Oltre a porzioni sempre più numerose della gente dei Marsi, stavano però arrendendosi ormai anche i Marrucini. Pinna (Penne) dei Vestini, tra le poche realtà rimaste fedeli a Roma, era stata liberata da un sanguinoso assedio. Infine una grande battaglia ebbe luogo sul fiume Teanum, nel quale avrebbe trovato la morte lo stesso Pompedio Silone. Era l’anno 89 a.C. e in armi rimasero ostinatamente per qualche tempo ancora Sanniti e Lucani, fino all’87. Nel nostro video alcuni momenti del Corteo Storico, combattimenti e rappresentazione del giuramento.
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